15 ottobre 2013

Le Cronache di Prydain, volume I: Il Libro dei Tre (Progetto Fantasy Classico, prima puntata)

L. Alexander, The Book of Three (The Chronicles of Prydain, vol. I), Henry Holt and Company, New York 2006 (eBook Edition 2011), 224 pp., 7 euro

Eccoci qui a inaugurare il "Progetto Fantasy Classico" (o PFC, per i giovinastri amanti degli acronimi, tipo quelli che vivono sulle Alpi senza conoscere le gioie dell'istruzione e dell'igiene personale),  la già annunciata serie di post dedicati ai libri che sono ricordati come pietre miliari della letteratura fantasy, ma che vengono letti fin troppo raramente. E una buona scusa per mettermi a  leggere alcuni di questi per la prima volta, a dirla tutta!
Per iniziare, niente di meglio di un salto indietro nel tempo fino al 1964, quando una ex-spia statunitense, appassionata di mitologia gallese e rispondente al nome di Lloyd Alexander, diede alle stampe The Book of Three, il primo di una serie di cinque libri (e alcuni racconti) oggi noti come The Chronicles of Prydain, che avrebbero formato generazioni di giovani lettori e ispirato The Black Cauldron (in italiano Taron e la Pentola Magica, 1985), il più spernacchiato dei film Disney.

Nonostante il guest starring di Skeletor dei Masters of the Universe


Trattandosi per l'appunto di un classico dimenticato, Il Libro dei Tre non vede un'edizione italiana dal volume antologico della saga edito dalla Nord nel lontano 1998. Per fortuna è molto più facile recuperarlo in lingua originale, come, nel mio caso, nella pratica versione eBook dell'edizione della Henry Holt del 2006, che offre anche una nota dell'autore, una nota sull'autore e una guida alla pronuncia dei nomi di luoghi e personaggi del libro (che, essendo ispirati al cimrico, presentano una serie di accavallamenti consonantici tali da mettere la mandibola a grave rischio di incepparsi).

"Salve, mi chiamo Fflewddur Fflam. No, non tre F, quattro…"

I nomi non sono l'unico elemento del romanzo a richiamare l'antico Galles: personaggi, oggetti incantati, l'intero "sapore" della storia ricordano il Mabinogion, la raccolta medievale di leggende gallesi celtiche che vanta, tra le altre cose, quelle che sono probabilmente tra le più antiche storie di re Artù. Ma, come l'autore stesso tenne a precisare, non ci troviamo di fronte a una riscrittura degli antichi miti, ma a una creazione letteraria completamente nuova che da essi ha raccolto materiali e idee.
Così il nostro protagonista non è una nuova incarnazione di un personaggio leggendario, come alcune delle persone che lo circondano, ma Taran, Assistente-Guardiano dei porci e, nella migliore tradizione degli eroi fantasy, trovatello e testa calda che sogna un mondo di avventure. Avventure che, ovviamente, gli piomberanno addosso quando meno se lo aspetta, e saranno molto diverse da come le aveva immaginate. Di fronte al pericolo, alla morte, alla prospettiva del totale fallimento, Taran dovrà imparare che alle volte un cuore coraggioso non basta a fare un eroe…
Non è invecchiato benissimo, Il Libro dei Tre. A rileggerlo oggi, tutto in queste pagine sembra essere stato già visto. Basta conoscere un po' il genere per riuscire a indovinare dove andrà a parare la trama, come si svilupperanno le dinamiche tra i protagonisti, quali saranno i colpi di scena. Alcuni dei personaggi di contorno sono scontati. I "cattivi" hanno un enorme potenziale (l'Horned King potrebbe essere genuinamente spaventoso) ma compaiono appena. Taran, con la sua smania e il suo rincorrere maiali, è simpatico, ma ci vuole davvero tanto per affezionarcisi.
Ma è un libro che vale comunque la pena leggere, perché, a scavare sotto la superficie, ci sono cose che non sono invecchiate per niente. Il world-building, per esempio. Lloyd Alexander un paio di "spiegoni" se li concede, certo, ma sono peccati veniali a fronte di una presentazione del regno di Prydain data dall'accumularsi di sfumature, da suggestioni che rimandano a un mondo altro, più ricco, antico, misterioso di quanto si possa cogliere a un primo sguardo. Quell'uomo è vecchio, certo, ma quanto? E se quello è solo un libro di storia, perché solo il proprietario può toccarne la copertina? Le spade rivelano principi o fanno crollare castelli, i calderoni trasformano i defunti in inarrestabili, silenti soldati non-morti, persino i maiali non sono soltanto quello che sembrano… Cose che autori di minore abilità sbandiererebbero, urlando "Guarda, guarda, è un fantasy!", Alexander le accenna appena, e nel farlo suggerisce un intero universo, molto più di quanto non lo facciano le chiacchiere dei suoi personaggi sul minaccioso sovrano del regno dei morti.
E poi ci sono alcuni dei personaggi. Perché, accanto alle scelte più ovvie, ce ne sono altre ispiratissime. Un'apprendista maga al tempo stesso svagata e voce della ragione, incapace e risolutiva? Un re-bardo-vagabondo-guerriero-bugiardo patologico? Servitemi pure, grazie. Ne avete ancora?
Ma, soprattutto, in queste pagine c'è un esempio da seguire, un'indicazione morale forte, da libro per ragazzi vecchio stampo, ma che non è quella che ci si aspetterebbe. Il nostro Taran è l'Assistente-Guardiano dei porci, e, nonostante la sua crescita, alla fine tale rimane. Quando sembra che qualcosa possa metterlo al di sopra di quella condizione... in realtà non è destinata a lui, in barba a tutti i cliché. È davvero solo un ragazzo, incasinato, irruente, frettoloso nel prendere decisioni di cui si pentirà. E quello splendido personaggio di Eilonwy, la sua controparte femminile, è nella sua stessa situazione. Si sono infilati in qualcosa di enormemente più grande di loro, e a risolvere la faccenda saranno altri, più adulti, più saggi, più forti.
Quello che ci mettono loro due è la dedizione, la convinzione, il buon cuore, la volontà di provare a fare la cosa giusta. Tentano, lottano oltre le proprie possibilità, e mettono in moto gli eventi che porteranno alla felice conclusione della storia con la forza del coraggio e dell'esempio. Più che degli "eroi" nel senso tradizionale del termine, sono degli "attivisti": fanno sentire la propria voce, mostrano cosa andrebbe fatto, indicano la strada a un mondo indifferente che si avvia verso la catastrofe, e, benché sembra che da soli non possano realizzare nulla, sono il sassolino smosso che provoca una valanga. Un eroismo quotidiano, il loro, che ricorda quello degli hobbit tolkieniani, ma portato ancora più all'estremo.
Oh, sono certo che cresceranno e diventeranno degli eroi leggendari, quei due, nei prossimi volumi, e sono curioso di sapere dove arriveranno. Ma questi loro primi passi sono stati incoraggianti, nel loro essere insieme grandi e piccoli, epici e quotidiani. Del resto, come dice Lloyd Alexander,

Most of us are called to perform tasks far beyond what we can do. Our capabilities seldom match our aspirations, and we are often woefully unprepared. To this exent, we are all Assistant Pig-Keepers  at heart.

Cosa farebbe la signorina Rottenmeier?
Alla signorina Rottenmeier non piacciono i ragazzini testardi e disubbidienti, e neanche gli uomini-bestia puzzolenti. Lei lo ha letto solo perché preoccupata per la sorte del povero maialino.

1 commento:

  1. Mi è piaciuto più la seconda volta che l' ho letto. Un libro dallo sviluppo lineare con una componente morale. Piacevole e godibile, ma occhio a non aspettarsi un kolossal letterario.

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