20 ottobre 2013

ORFANI: la fine del mondo? No. Ma è solo l'inizio


E. Mammuccari. R. Recchioni, Piccoli spaventati guerrieri, "Orfani", anno I, n. 1, Sergio Bonelli Editore, Milano 2013, pp. 100, 4,50 euro.


"Orfani". Ne hanno parlato tutti. TUTTI. E da molto, molto prima che si affacciasse in edicola. Una campagna, checché se ne pensi, efficacissima. Tanto efficace che persino io, che gli ultimi albi Bonelli che ho comprato erano quelli di "Gea", quando mi sono trovato davanti il primo numero, Piccoli spaventati guerrieri, non sono riuscito a trattenermi dall'acquistarlo. E, dato che Fraulein è rigidamente contraria agli sprechi, le sue amorevoli occhiatacce gelide mi hanno spinto a sussurrare un "magari potrei parlarne un po' anche sull'Osservatorio, no?".


Nella copertina, di Massimo Carnevale, cinque supersoldati in armatura e… un nano culturista?

Prima di tutto, una piccola introduzione per gli eventuali lettori che non seguano abitualmente le news legate ai fumetti. Il progetto "Orfani" è, come già detto, l'ultima novità di casa Bonelli. Si presenta con una particolare struttura a "stagioni" di impronta televisiva: un primo arco narrativo di dodici numeri che affronterà in parallelo (con equa suddivisione delle pagine) il passato e il presente dei protagonisti, gli Orfani del titolo, un secondo già in lavorazione, ulteriori che potrebbero arrivare in caso di riscontro favorevole del pubblico. Una storia di fantascienza e guerra che, per quanto riguarda la sceneggiatura, vede al timone della prima stagione l'ideatore del progetto, quel Roberto Recchioni che ha già dato al fumetto italiano, tra le altre cose, il personaggio di John Doe, e a cui è stato affidato l'ambizioso progetto di rilancio di Dylan Dog. Altra novità ampiamente annunciata è l'uso del colore per l'intero fumetto, invece che solo per speciali e numeri "cento e multipli", come nella tradizione di Tex e soci.
"Orfani" si presenta bene. Volumetto solido (e ci mancherebbe) nel classico formato da edicola bonelliano, 100 pagine, per l'appunto, completamente a colori, affidati a Lorenzo de Felici e Annalisa Leoni. Colori che si sposano decisamente bene con i disegni di Emiliano Mammucari, che, se sembrano a volte un po' piatti e statici nella prima parte dell'albo, acquistano tutto un altro dinamismo e profondità nella seconda parte, quella più prettamente action e fantascientifica. Degne di nota le pagine dell'"apocalisse" iniziale, quelle "spaziali" che mediano tra la prima e la seconda parte dell'albo, la resa dell'aspetto degli alieni. Resta però il sospetto che la carta porosa non sia il supporto ideale per questo tipo di colorazione: il confronto con le pagine in versione digitale mostra quanto renda alcune vignette molto più scure e meno leggibili di quanto avrebbero dovuto essere.
Quando si passa alla trama, le cose si fanno più complesse. Stiamo parlando del numero uno di una serie pensata come un unicum, le prime 100 pagine di un'unica storia che arriverà a coprirne 1200. È possibile esprimere un giudizio a riguardo con così poco tra le mani? Forse no. Ma si tratta pur sempre di una serie a fumetti, e il primo numero è inevitabilmente il gateway decisivo per stabilire se la si continuerà a seguire, almeno per un po'.
Di cosa si tratta, dunque? In seguito a una terribile esplosione, a quanto pare causata da un attacco alieno, l'Europa è stata distrutta, e la sopravvivenza stessa della Terra compromessa. La professoressa Jsana Juric…

…che ha studiato a fondo i metodi educativi di Fraulein, prima di specializzarsi in Pedagogia. A Birkenau.

…ha radunato i bambini che hanno perso tutto ma sono sopravvissuti alla catastrofe, per trasformarli nel soldati che dovranno condurre il contrattacco contro gli alieni. E così, un gruppo di ragazzini della penisola iberica si trova a dover sostenere la prima, crudele prova dell'addestramento. In parallelo seguiamo, anni dopo, lo sbarco di un esercito terrestre sul pianeta da cui è presumibilmente partito l'attacco contro la Terra. A sostenere i soldati viene schierats una inarrestabile squadra speciale: gli Orfani.
Come non è difficile intuire già da questa sinossi, ci troviamo di fronte a una storia ricca di volute e scoperte suggestioni e citazioni, letterarie, cinematografiche e videoludiche. Il Signore delle Mosche, Hunger Games, Fanteria dello Spazio, Alien (e Aliens) sono quelle che mi sono sembrate pi+ evidenti a una prima lettura (e lo stesso Recchioni mi ha risparmiato il tempo di una ricerca più attenta postandone un esaustivo elenco sul suo blog). L'originalità non è decisamente uno degli effetti ricercati dall'autore.
Tuttavia,  sembra la si sia trascurata fin troppo. Il gruppo dei ragazzini protagonisti dà uno sgradevole effetto da fiera dello stereotipo: il capetto, il bullo-in-fondo-buono, l'imbranato, la ragazzina tosta, quella dolce… È abbastanza facile farsi delle idee su dove si innesteranno i colpi di scena della serie, su quale membro della squadra Orfani ogni ragazzino diventerà (ma almeno su questo si può sperare in alcune sorprese), su chi nasconde e trama qualcosa. Gli scambi di battute tra gli Orfani sembrano una parodia del dialogo standard da film d'azione. Il prevedibile buonismo bonelliano non viene tradito. Il già visto, insomma, supera presto il livello "omaggio" per raggiungere quello, poco entusiasmante, del "same old".
Ci sono anche delle scelte narrative che lasciano perplessi: per esempio, di chi è la voce narrante che scandisce l'esperienza dei ragazzini (con un ritmo che non può non ricordare il Miller di 300)? Come ci è arrivato il "vaccino" sulle navi spaziali, se si è scoperto che è necessario utilizzarlo dopo che le navi stesse sono partite? Ci sono a bordo squadre di scienziati che, a differenza dei soldati, non sono stati addormentati? O la scoperta è avvenuta prima, e per qualche strano motivo le truppe non sono state avvisate e addestrate in proposito? E se anche il "vaccino" non è quello che dicono sia, come prevedibile, come mai l'evidente discrepanza non diventa subito evidente a chiunque?
Al di là di tutto questo c'è, però, che Piccoli spaventati guerrieri si fa leggere. Scorre via divertente, con un buon ritmo e taglio narrativo. Vanta alcune belle scene d'azione, e un approccio al genere fantascientifico molto più moderno e interessante di quello proposto dalla maggior parte del fumetto italiano. Alcune aree di incertezza sono meno scontate di altre, e più intriganti: la sorte di uno dei personaggi, la natura degli alieni, le ragioni dietro le scelte di specializzazione (e di personalizzazione delle tenute da combattimento) degli Orfani…
Non abbastanza per gridare alla rivoluzione, come si era fatto da più parti prima della pubblicazione, ma abbastanza per giustificare la lettura di un secondo numero, nella speranza che il tiro venga aggiustato e la storia inizi a ingranare. Perché, se il livello dovesse rimanere quello del primo volume, molto difficilmente leggerei il terzo.

Cosa farebbe la signorina Rottenmeier?
Pur apprezzando il modo di rapportarsi coi bambini della professoressa Juric, non può condonarne la promiscuità sessuale. Le darà comunque un'altra possibilità di dimostrarsi all'altezza dei suoi insegnamenti. In caso contrario, è un attimo farla finire a letto senza cena. E DA SOLA!

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