6 novembre 2013

Rassegna anime: Eureka Seven, I sospiri del mio cuore, La collina dei papaveri (e aggiornamenti dal NaNo)

Il NaNoWriMo impazza, fa sparire il tempo libero con la maestria con cui un borseggiatore su un autobus affollato fa sparire i portafogli, si insinua nei pensieri e dirotta i sogni (procurandoti un gran mal di testa al risveglio). Ma vedere le pagine accumularsi a un ritmo che non veniva più raggiunto da anni è una bella sensazione. Limitations foster creativity, dicono, ma anche il buon esempio e una scadenza fanno miracoli.
Nonostante tutto, però, tra una pagina e l'altra della mia storia newweirdqualcosa sono riuscito a infilare la visione del finale di una serie animata che mi ha accompagnato per un po' di tempo, e di due dei pochissimi film dello Studio Ghibli che ancora mi mancavano.

Così ora Totoro non mi divorerà l'anima…

E almeno un breve commento lo meritano tutti e tre, in attesa, magari, di un'analisi più lunga e accurata. Cominciamo?

Eureka Seven

Anche se siete appassionati di anime, ci sono buone probabilità che non abbiate mai visto questa serie, o che conosciate solo il film del 2009 a essa ispirata. Ed è un peccato, un po' perché il film racconta una storia totalmente differente rispetto alla serie, ma soprattutto perché non sapete cosa vi siete persi.


交響詩篇エウレカセブン (Koukyoushihen Eureka Sebun, letteralmente Salmi Sinfonici Eureka Seven o, nella versione inglese, Psalms of Planets Eureka Seven) è una serie prodotta dalla Bones (la casa di animazione celebre per, tra gli altri, Wolf's Rain e Full Metal Alchemist) e andata in onda tra il 2005 e il 2006. Creata dallo sceneggiatore di lungo corso Dai Sato e diretta da Tomoki Kyoda, vanta la bellezza di 50 episodi, una colonna sonora eccezionale, canzoni di opening ed ending (quattro per ogni categoria, con avvicendamento ogni 13 puntate) di qualità altalenante e un'animazione che, soprattutto nella seconda parte della serie, scade verso il mediocre. Ma sono pregi e difetti di cui ci si accorge a malapena quando si viene investiti dall'incredibile potenza della storia che racconta.
È difficile dare un'etichetta a Eureka Seven. Siamo in piena fantascienza, quella di qualità, ma diffidate di chi ve la spaccia per una serie mecha. Benché un mecha sia centrale nella trama, le battaglie tra robot sono un accessorio, spesso confuse e frettolose, di sicuro mai la cosa più importante. E non fatevi ingannare neanche dai toni leggeri da commedia romantica delle prime puntate, perché vengono abbandonati in fretta per altri più maturi e drammatici. Quella di Renton Thurston, di Eureka e dei tantissimi personaggi che ruotano loro attorno è una storia di crescita, cambiamento, amore. È un esempio credibile e convincente di sviluppo dei personaggi, lento, graduale, accurato. I ragazzi scoprono le emozioni e i sentimenti, gli adulti vengono a patti con se stessi e il proprio passato (o ne vengono schiacciati), la guerra, il terrorismo, le differenze tra culture e specie diverse vengono mostrati nei loro aspetti peggiori, ma anche affrontati in cerca di comprensione e redenzione. Siamo lontanissimi dalle derive patetico-patologiche proprie di Evangelion (a cui a volte ES è stato, del tutto impropriamente, paragonato): qui la psicologia dei personaggi non è urlata e demolita a martellate, ma sfumata, pennellata con cura, seguita nelle sue contraddizioni e nei suoi lenti cambiamenti.
Aggiungeteci un bel po' di avventura, colpi di scena, intrighi politici, momenti divertenti e commoventi (devo ammettere di essermi ritrovato più di una volta con gli occhi lucidi), protagonisti che non si possono non amare e un cattivo che è un piacere odiare, un world bulding sorprendente e ricchissimo e persino alcune sfumature intellettuali (la riflessione sulla manipolazione delle masse e sulla controcultura, le citazioni dal Ramo d'Oro e così via), ed ecco servito uno dei migliori anime del nuovo millennio. E forse di sempre.

I sospiri del mio cuore

No, non so perché mi ci sia voluto così tanto tempo per recuperare un film del 1995. Pigrizia? Disattenzione? Una certa diffidenza? Chissà. Il problema è che, per tutto questo tempo, ho ignorato che 耳をすませば (Mimi o sumaseba, letteralmente Se tendi l'orecchio) sembra essere stato studiato a tavolino per diventare uno dei miei film preferiti. Insomma, uno slice of life di Tokyo incentrato su libri, scrittura, musica e gatti? Cosa si può volere di più?


Scritta da Hayao Miyazaki (basandosi su un manga di Aoi Hiiraki) e diretta dal prematuramente scomparso Yoshifumi Kondo, la storia d'amore adolescenziale tra l'aspirante scrittrice Shizuku e l'aspirante liutaio Seiji scorre leggera, appassionante, divertente. Anche se sorretta da una trama esile, presenta una serie di personaggi, situazioni, trovate che conquistano. L'inseguimento del gatto sul treno, la statuina dei Barone, la sequenza musicale su Country Road, l'ordalia letteraria di Shizuku, la fantasmagoria visiva con cui viene raffigurato il mondo del suo racconto sono gemme che trasformano una storia semplice e comune in qualcosa da ricordare, e fanno perdonare anche un finale scontato e un po' forzato.
Non una delle vette della produzione dello Studio Ghibli, ma comunque consigliatissimo.

La collina dei papaveri

Goro Miyazaki sembra non riuscire proprio a trovare il film giusto da dirigere. Dopo il debutto nel 2006 con l'incerto I racconti di Terramare, nel 2011 è tornato nelle sale con コクリコ坂から (Kokurico-zaka kara, letteralmente Dalla collina dei papaveri), sceneggiato da suo padre Hayao e da Keiko Niwa e tratto dall'omonimo manga di Chizuru Takahashi e Tetsuro Sayama. Anche questa è una storia d'amore, ambientata in un Giappone degli anni '60 che cerca di cambiare e lasciarsi alle spalle le ferite della guerra, che ha però segnato in maniera tragica il passato dei due protagonisti, Umi e Shun, e proietta l'ombra che minaccia di compromettere i loro sentimenti.


Molto interessante per la rappresentazione di un periodo storico e di una temperie culturale che appaiono lontanissimi a chi conosce il Giappone di oggi, il film non riesce però a rendere appassionante una storia dalla trama piuttosto scontata e senza veri conflitti e punti di interesse. Privo dei deliziosi dettagli che arricchiscono, come detto prima, I sospiri del mio cuore, con personaggi stereotipati e a cui è difficile affezionarsi e un colpo di scena principale preso a prestito da un melodramma vecchissimo stile, quello che alla fine rimane della Collina dei papaveri è un'irritante morale di stampo conservatore sul valore del passato, sull'importanza della famiglia, sui rapporti tra uomo e donna e su come erano in gamba e seri i ragazzi di una volta.
Andrà meglio la prossima volta, Goro.

Cosa farebbe la signorina Rottenmeier?
La signorina Rottenmeir trova i protagonisti di Eureka Seven e I sospiri del mio cuore troppo disordinati e disubbidienti. Ma adora La collina dei papaveri, piena di bravi ragazzi che fanno i lavori di casa. Per lei la morale del film è "Quando sei nei guai dai una ritinteggiata ai muri, e vedrai che tutto si risolverà".

1 commento:

  1. Voglio vedere "I sospiri del mio cuore" :)
    byronofrochdale

    RispondiElimina